Strani incontri in Trebbia

Apro un occhio e vedo un blu intenso, liscio, omogeneo, poi abbasso lo sguardo e catturo il verde frastagliato delle piante. Un altro sorso di birra, prima che si scaldi troppo. È ancora fresca, e sciacqua via dalla mia bocca il sapore delle costine. Adesso vedo i sassi, milioni di sassi grigi, poi il Trebbia, l’acqua limpida. Ascolto il frinire assordante dei grilli che si mescola con un vecchio pezzo dei Jefferson Airplane che mi balla nella testa. Medito su come i piaceri della vita spesso risiedano nei contrasti: il sapore affumicato delle costine e un sorso di birra gasata, il calore del sole e il brivido che si prova entrando in acqua, per poi uscire ancora a rosolarsi al sole.

Il mio piccolo Nirvana è interrotto solo dalla vista di un tizio che avanza verso di me con un passo un po’ scomposto. È uscito da un cespuglio, indossa una camicia lacerata, calzoni lunghi (con questo caldo!) e scarponi da trekking. Ha una faccia un po’ stralunata, sembra sudaticcio e pallido.

Sembra che voglia parlare ma non gli vengono le parole. Finalmente apre la bocca e biascica qualcosa:

‘Io molto ungrio, molto fame’.

Dall’accento capisco che è inglese, e quindi in inglese gli offro da bere e mangiare:

‘Sit down, take a rib, we’ve got plenty! Fancy a beer?’

‘Ah God bless you, God bless you! Are you Irish?’

‘No, I’m Italian, but here, help yourself’

Lo guardo bene e la sua faccia ha un non so che di famigliare.

Comincia a spolpare avidamente una costina, poi gli offro una fettina di coppa alla griglia che divora in un istante.

Mi dice che si è perso e che negli ultimi due giorni ha mangiato solo bacche e una merda di volpe! Sinceramente il tipo mi sembra un po’ picchiatello: come si fa a perdersi in Trebbia, tra Bobbio e Marsaglia? E poi va bene mangiar bacche, ma la merda di volpe? Si complimenta per la qualità della grigliata e mi chiede se ho cacciato io il maiale, e come ho fatto ad abbatterlo… Gli spiego che a Bobbio ci sono almeno tre macellai, due supermercati e in più oggi è giorno di mercato quindi ci sono anche le bancarelle. Continuo a guardarlo ma non riesco a riconoscerlo. Forse un ex collega di quando lavoravo all’IBM? Nel frattempo anche Julie e i ragazzi, che fino a qualche minuto fa erano a mollo nell’acqua, si avvicinano a noi. Emma e Daniele spalancano gli occhi, come se conoscessero il tizio, ma non osano rivolgergli la parola.

Il tizio si strofina la bocca con una manica della camicia, e il grasso lucido delle costine si mischia con un po’ di sangue che gli esce da un brutto graffio che ha appena sotto il labbro. Poi all’improvviso mi chiede come intendo evacuare. Evacuare? Sinceramente, al momento non mi scappa proprio! Se scappa a te, gli dico, beh, trovati un cespuglio, possibilmente un po’ a valle, e lascia che la natura faccia il suo corso. No, mi dice ridacchiando, evacuare la zona! Vi viene a prendere un elicottero?

No, gli rispondo, ridendo anch’io, quale elicottero, ho lasciato la Touran parcheggiata al curvone sulla statale! Quando ci stufiamo, raccogliamo le nostre cose e ce ne andiamo, ci sarà da camminare dieci quindici minuti al massimo e poi raggiungiamo la macchina. Il tizio mi guarda un po’ confuso, e mi spiega che il suo telefono satellitare col quale avrebbe dovuto comunicare col suo team è guasto e quindi non può farsi a prendere dall’elicottero. Sono sempre più convinto che il tipo abbia preso una botta di caldo. Julie e i ragazzi intano continuano a fissare alternativamente me e il tipo, come se stessero per morire dalla voglia di dire qualcosa.

Poi mi viene in mente che non mi sono ancora presentato, allora gli porgo la mano e gli dico:

‘Pietro’

Lui mi stringe vigorosamente la mano e risponde:

‘Nice to meet you, Petrol, I am Bear’

Bear!

Adesso ho capito perché mi sembrava famigliare! Bear Grylls, famosa personalità televisiva, quello che fa i programmi di sopravvivenza nei posti più sperduti del pianeta!

Il piacere è mio, Bear! Gli spiego che il mio nome è Pietro, non Petrol, ma va bene anche Petrol, ‘Benzina’, mi si addice. Oltretutto non è il primo inglese che mi chiama ‘Petrol’!

Alla fine Bear accetta di evacuare con noi con la Touran (non di evacuare SULLA Touran, fortunatamente). Gli diamo un passaggio fino a Bobbio e lo scarichiamo in piazza San Francesco. Mi ringrazia per averlo soccorso e rifocillato e si fa venire a prendere dal suo entourage su una limousine con l’aria condizionata.

Tutto questo è successo quand’ero in vacanza, verso la metà di luglio dell’anno scorso. E’ tutto oro colato, come tutte le cose che racconto io.